Grammatica napoletana...per la serie Rido x non piangere
Inviato: 25/05/2012, 17:01
Il napoletano ha le sue regole grammaticali fisse che se le applicate, potete parlare tranquillamente napoletano.
Prima di tutto bisogna sapere che se non ripetete la stessa frase 2 volte non riuscite a dare il giusto senso alla frase. Esempio:
LENTAMENTE = chianu chianu.
ADAGIO = cuonce cuonce.
COMPLETAMENTE = sane sane.
METICOLOSAMENTE= pile pile.
DISTESO= luonghe luonghe.
Che se uno sta disteso rigidamente, tipo letto di morte, diventa: tisico tisico.
ALL’ULTIMO MOMENTO = ngann ngann.
DI NASCOSTO = aumm aumm.
Poi ci sono gli avverbi di tempo:
ADESSO = mò.
IN QUESTO MOMENTO = mò mò.
Stessa regola per il passato.
ALLORA = tan.
IN QUEL MOMENTO = tan tan.
Poi ci sono le iniziali di parola. Quelle che iniziano per la P diventano CH. PIOVE = chiove.
PIANGERE = chiagnere.
PIOMBO = chiummo.
Le parole inizianti per G, la perdono.
Giorno = iuorno.
LA GATTA = a iatta.
GENERO = ‘o iennero.
Le parole che iniziano con la S prendono la N apostrofata.
SPORCO = n’zvat.
SPOSATO = n’zurato.
SOPRA = n’coppe.
SUGNA = n’zogna. Il bello del napoletano è verbo “eccere” (ECCOLO) Un verbo unico al mondo che si coniuga a seconda se una persona è vicina o lontana o se è singolare o plurale. All’indicativo presente del verbo eccere troviamo:
‘o i ccann, ‘o i lloc, ‘o i llanno. - E bi ccann, e bbi lloc, e bbi llann.
Il napoletano ha una capacità di sintesi eccezionale. A volte una a massimo due parole riescono a concretizzare concetti che in italiano sono lunghissimi. La lettera E da sola significa DEVI .
“e furnì” = la devi smettere.
La lettera I da sola significa ANDARE
“ce ne vulimmo I ?” CE NE VOGLIAMO ANDARE?.
Scoprire frequentazioni comuni dopo un lungo periodo di tempo “ascì a parient”.
Cercare di convincere una persona a fare qualcosa che altrimenti non avrebbe mai fatto: “abbabbià”.
Meccanismo o congegno elettronico che malfunzionante: “chiuve”
Parlare di una certa persona di cui non si vuole dire esplicitamente il nome: “l’amico Friz”.
La difficoltà maggiore sono per gli aggettivi possessivi MIO TUO SUO che in napoletano si mettono soltanto le iniziali alla fine della parola stessa. Esempio: mio padre “pat-m”
Tuo padre: “pat-t”.
Con questa “regola" potreste sbagliarvi perché erroneamente per indicare SUO padre potreste dire “pat-S” e sbaglierestè. In questo caso il “verbo” diventa Irregolare e va detto correttamente.. “o pate e chill.”
Bene....mi sono fatto quattro risate, mi sento meglio, ce voluto un pò per trascriverlo ma mi sono divertito....
Chiedo scusa a tutti per lo sfogo.....aggiatece pacienza.
Prima di tutto bisogna sapere che se non ripetete la stessa frase 2 volte non riuscite a dare il giusto senso alla frase. Esempio:
LENTAMENTE = chianu chianu.
ADAGIO = cuonce cuonce.
COMPLETAMENTE = sane sane.
METICOLOSAMENTE= pile pile.
DISTESO= luonghe luonghe.
Che se uno sta disteso rigidamente, tipo letto di morte, diventa: tisico tisico.
ALL’ULTIMO MOMENTO = ngann ngann.
DI NASCOSTO = aumm aumm.
Poi ci sono gli avverbi di tempo:
ADESSO = mò.
IN QUESTO MOMENTO = mò mò.
Stessa regola per il passato.
ALLORA = tan.
IN QUEL MOMENTO = tan tan.
Poi ci sono le iniziali di parola. Quelle che iniziano per la P diventano CH. PIOVE = chiove.
PIANGERE = chiagnere.
PIOMBO = chiummo.
Le parole inizianti per G, la perdono.
Giorno = iuorno.
LA GATTA = a iatta.
GENERO = ‘o iennero.
Le parole che iniziano con la S prendono la N apostrofata.
SPORCO = n’zvat.
SPOSATO = n’zurato.
SOPRA = n’coppe.
SUGNA = n’zogna. Il bello del napoletano è verbo “eccere” (ECCOLO) Un verbo unico al mondo che si coniuga a seconda se una persona è vicina o lontana o se è singolare o plurale. All’indicativo presente del verbo eccere troviamo:
‘o i ccann, ‘o i lloc, ‘o i llanno. - E bi ccann, e bbi lloc, e bbi llann.
Il napoletano ha una capacità di sintesi eccezionale. A volte una a massimo due parole riescono a concretizzare concetti che in italiano sono lunghissimi. La lettera E da sola significa DEVI .
“e furnì” = la devi smettere.
La lettera I da sola significa ANDARE
“ce ne vulimmo I ?” CE NE VOGLIAMO ANDARE?.
Scoprire frequentazioni comuni dopo un lungo periodo di tempo “ascì a parient”.
Cercare di convincere una persona a fare qualcosa che altrimenti non avrebbe mai fatto: “abbabbià”.
Meccanismo o congegno elettronico che malfunzionante: “chiuve”
Parlare di una certa persona di cui non si vuole dire esplicitamente il nome: “l’amico Friz”.
La difficoltà maggiore sono per gli aggettivi possessivi MIO TUO SUO che in napoletano si mettono soltanto le iniziali alla fine della parola stessa. Esempio: mio padre “pat-m”
Tuo padre: “pat-t”.
Con questa “regola" potreste sbagliarvi perché erroneamente per indicare SUO padre potreste dire “pat-S” e sbaglierestè. In questo caso il “verbo” diventa Irregolare e va detto correttamente.. “o pate e chill.”




Bene....mi sono fatto quattro risate, mi sento meglio, ce voluto un pò per trascriverlo ma mi sono divertito....
Chiedo scusa a tutti per lo sfogo.....aggiatece pacienza.